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Sestiere di CANNAREGIO

Adiacente alla stazione ferroviaria e ai piedi del ponte degli Scalzi si erge la Chiesa degli Scalzi o Santa Maria di Nazareth. Fu costruita a fine nel XVII secolo per volontà dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, cui ancora oggi risiedono e coltivano l’orto ricco di erbe medicinali. La chiesa è opera di Baldassarre Longhena in una unica navata, ma la facciata è di Giuseppe Sardi in stile tardo barocco.

All’interno riposa l’Ultimo Doge di Venezia: Ludovico Manin, friulano di nascita e assegnatario di Venezia a Napoleone, ponendo la fine alla Repubblica Serenissima di Venezia. La chiesa è stata parzialmente ricostruita dopo la prima guerra mondiale, in quanto una bomba destinata alla stazione ferroviaria ha colpito il tetto, distruggendo il soffitto di Tiepolo.

Acqua di Melissa: Nell’anno 1611 i frati carmelitani scalzi di Parigi inventarono il rimedio terapeutico digestivo “Alcolato di Melissa”, a base di nove spezie e quattordici piante, tra cui la melissa officinalis. Durante la visita di un frate carmelitano scalzo del convento di Venezia presso la capitale parigina, decise di produrre qualcosa di simile a Venezia, personalizzando la ricetta francese e sostituendo la Melissa officinalis con la Melissa Moldavica, coltivata dai frati nel loro florido orto. Nel 1710 nacque a Venezia l’Acqua di Melissa, prodotta presso la distilleria dei frati con il riconoscimento della Repubblica alla vendita e all’esclusività di produzione, attività commerciale ancora oggi attiva. L’Acqua di Melissa, grazie alla presenza degli oli essenziali, ha proprietà terapeutiche a carico dell’apparato gastroenterico e antibatteriche.

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Il primo campo che trovate è Campo San Geremia, dove si trova un grande palazzo in stile barocco del XVIII secolo e appartenuto alla famiglia Labia, ricchi mercanti di Gerona (Spagna). Nonostante le loro origini non veneziane, il loro nome compare nel registro della Nobiltà (Libro d’oro) poiché, nel 1646, acquistarono il titolo per 100.000 ducati, usati dalla serenissima per finanziare la guerra di Candia. La famiglia era ricchissima e gli interni del palazzo ci sono opere di Giambattista Tiepolo, come affreschi del ciclo pittorico di Antonio e Cleopatra. Ora è di proprietà della RAI (Radiotelevisione Italiana) sede del Veneto, da cui vengono trasmesse trasmissione regionali. Orribili le antenne televisive sul tetto del palazzo.

Il ponte delle Guglie prende il nome dalla presenza di 4 guglie agli angoli del ponte, unico ponte a Venezia con i pinnacoli. Attraversate il ponte e voltate subito a sinistra, imboccando la Fondamenta di Cannaregio. Fatevi una passeggiata lungo la fondamenta, potete godervi una delle arterie navigabili non esclusivamente turistiche, vedrete passare imbarcazioni da carico e imbarcazioni private che si addentrano dal canale di circumnavigazione periferica e provenienti dalla terraferma all’interno del centro storico. Alla fine della fondamenta troverete delle residenze recenti che rispecchiano la struttura architettonica delle case veneziane. Il quartiere è residenziale ed è abitato da veneziani, pertanto troverete panni stesi al sole e parlare il dialetto veneziano. Da qui potete vedere l’estensione del ponte della Libertà e la laguna verso San Giuliano.

Punto panoramico: prima di attraversare il ponte delle Guglie, girate a destra e proseguite fino al Canal Grande, da dove potete godervi di una visionale dell’ansa più a nord del canale.

E’ una zona piena di storia e fascino. E’ raggiungibile da un piccolo passaggio posto nelle vicinanze del ponte delle Guglie ed è suddiviso in Ghetto vecchio, nuovo e nuovissimo.

I primi nuclei abitativi ebraici a Venezia iniziarono nell’anno 1000, con l’insediarono nell’attuale ghetto vecchio, vicino il ponte delle Guglie. Nel XIII e XIV secolo, per evitare la persecuzioni in Inghilterra, Francia, Germania, Spagna e Portogallo, molti ebrei vennero a Venezia, città senza grandi restrizioni dei diritti civili. Qui si insediarono estendendosi verso la laguna, dove le varie comunità edificarono Sinagoghe, denominate anche Scole. Ad oggi esistono la Scola Tedesca (fondata da immigrati tedeschi), Scola al Canton (fondata da immigrati dalla Provenza), Scola Levantina (fondata da immigrati dal mediterraneo orientale), Scola Spagnola (fondata da spagnoli) e la Scola Italiana.   Nel XIV secolo gli ebrei stabiliti in laguna, dovevano indossare elementi di riconoscimento che li differenziava dagli altri cittadini , come una “O” di tela gialla e un cappello rosso. Avevano la possibilità di prestare denaro e commercializzare, in particolare tessuti di seconda mano. Nel XVI secolo gli ebrei erano diventati talmente numerosi che dovettero trasferirsi nell’isola vicina denominata successivamente Ghetto nuovo, l’intera zona veniva rigorosamente chiusa la sera con dei cancelli, di cui alcuni cardini sono ancora visibili. Le uniche persone autorizzate ad uscire dall’isolamento dopo l’orario di chiusura furono i medici, che avevano la possibilità di curare i nobili veneziani.  Nonostante queste restrizioni, Venezia era considerato lo stato più permissivo e spesso rappresentava il rifugio di famiglie ebraiche e provenienti in particolare da Spagna, Portogallo e Turchia. Questo ha portato ad un sovraffollamento dell’isola con l’estensione degli abitanti al Ghetto nuovissimo (XVII secolo) e che hanno indotto la Comunità ebraica a costruire edifici ad altissima concentrazione, con edifici di 6/7 piani ma con soffitti molto bassi. Un altro vincolo che avevano gli edifici era che non dovevano superare l’altezza di un terzo rispetto gli altri edifici veneziani.  Le fine della segregazione è avvenuta con l’abbattimento dei cancelli ad opera di Napoleone e nel 1866 hanno potuto avere lo status di cittadini veneziani.

  • Origine del Nome: il nome Ghetto, termine internazionale per definire le zone ove risiedevano gli ebrei, deriva dal dialetto veneziano per definire che in quella zona e fino al XIV secolo c’era una fonderia, “geto” in veneziano per identificare la colata del metallo fuso. Ancora oggi è il fulcro della comunità ebraica ed è sede di sinagoghe, di cui una aperta al pubblico.
  • Banco dei pegni: nel campo del Ghetto nuovo è presente una insegna antica del “Banco Rosso”, che identifica il luogo dove avvenivano prestiti di denaro ai commercianti, famiglie e talvolta anche governi. Anticamente i Banco Pegni erano tre, identificati dal colore delle ricevute che rilasciavano (Banco Rosso, Banco Verde e Banco Bianco). In quegli anni è nata l’espressione essere “in rosso” o essere “al verde”, identificando una difficoltà finanziaria.
  • Antica porta del ghetto: nel sottoportico che vi introduce al ghetto vecchio sono ancora ben visibili i segni dei cardini in ferro delle porte che anticamente chiudevano il Ghetto durante la notte.

Il nome del campo è dovuto alle statue trecentesche di pietra dei mori incastonate nelle pareti del palazzo. Esse rappresentano le sagome di tre fratelli dalla pelle scura: RiobaSandi Afani, componenti della famiglia Mastelli del Cammello, originari dalla Morea – Peloponneso.   Secondo la tradizione popolare toccando il naso di una di queste statue di pietra, nello specifico quella di Rioba, porterebbe molta fortuna. Tradizione talmente seguita che il naso di pietra è stato necessariamente sostituito con uno di ferro.

Lungo la Fondamenta dei Mori si trova l’ultima abitazione di Tintoretto (1574-1594), con cui abitò con sua figlia Marietta, abile pittrice e che probabilmente aiutò il padre in alcune opere. Poco distante c’è la Chiesa gotica della Madonna dell’Orto del XIV secolo, luogo di sepoltura di Tintoretto e i suoi figli Domenico e Marietta. All’interno sono presenti molte opere della famiglia, come se la stessero allestendo per le loro tombe. Nel presbiterio è presente “Il giudizio universale”, ma l’opera più curiosa è la tela de “L’adorazione del vitello d’oro”, dove il vitello è sorretto da Tiziano, Giorgione, Veronese e dalla stesso Tintoretto. Altri pittori dell’epoca hanno lasciato una testimonianza della loro presenza: Tiziano, Cima Da Conegliano, Palma il Giovane, Giovanni Bellini, …

Tintoretto: le opere e la tomba di Tintoretto all’interno della chiesa della Madonna dell’Orto

Se riprendiamo l’arteria principale e ci addentriamo nel flusso dei turisti, percorriamo i Rio Terà, vecchi rii interrati dagli austriaci per permettere un accesso diretto e veloce alla zona commerciale di Rialto. Mentre Strada Nova è stata creata creando un varco tra le case esistenti. Oggi sono la via dello shopping, ristoranti e souvenir non sempre originari da Venezia.  Da porre attenzione alle Chiese San Marcuola, della Maddalena, Santa Fosca e San Marziale. Le opere dal calibro di Tintoretto, Tiziano, Vasari e Massari presenti all’interno meritano una visita

Subito dopo il campo Santi Apostoli e dopo il ponte, c’ è un passaggio suggestivo con un sottoportico. E’ il palazzo Faliero , abitazione del doge Marino Faliero  che ha governato Venezia per un breve periodo: dal 1354 al 1355.

CURIOSITA’

Drappo nero: Il volto del Doge Faliero non è visibile tra i dipinti presenti al Palazzo Ducale ed è coperto da un drappo nero. L’accusa è di alto tradimento nei confronti della Repubblica Serenissima.

Antiche scritture rilevano che la casa di Marco Polo fosse dove si trova attualmente il Teatro Malibran, a testimonianza dell’antica struttura si possono ancora vedere gli archi bizantini. Marco Polo, vissuto tra il 1254 e 1324  è stato un viaggiatore, scrittore e mercante veneziano. I suoi viaggi in terra d’oriente sono raccolti nell’opera letteraria “Il Milione”, scritte durante la sua detenzione in carcere ad opera dei nemici genovesi, rappresentano una vera e propria memoria  storica e geografica che unisce le culture asiatiche con quelle europee. Inizialmente il titolo originale dell’opera era “Descrizione del mondo” ma a tutti divenne noto come Il Milione, per la frequente abitudine di Marco di usare il termine milioni per indicare i beni del Gran Khan.  Mentre alcuni studiosi sostengono che il nome fosse il soprannome di Marco o di un altro componente della famiglia e deriva dal soprannome “Emilione”.

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E’ nota anche come Chiesa dei Miracoli, per i miracoli compiuti grazie al dipinto della Madonna. È uno dei primissimi edifici di stile rinascimentale costruiti a Venezia sul progetto dell’architetto Pietro Lombardo e i suoi due figli. La facciata pentapartita è divisa in due ordini, invertiti rispetto ai classici canoni. Nella facciata è presente un ampio frontone semicircolare e con marmi policromi, probabilmente resti della Basilica di San Marco.

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Sono le fondamenta che si affacciamo alla parte nord di Venezia, partendo dalla sacca della Misericordia fino ai gasometri. Sono di recente costruzione e sono adatti alla visuale delle isole a nord: isola di San Michele (cimitero monumentale), Murano, Burano, ecc. e, nelle giornate terse, all’orizzonte si vedono le montagne con le cime innevate. Essendosi sviluppata più recentemente rispetto altre zone di Venezia non sono presenti edifici storici ed importanti. L’unico edificio di interesse è Palazzo Donà delle Rose, costruito nel 1600.

Darsena a Sacca de la Misericordia Marina